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Truffe informatiche e spaccio, su centinaia di Postepay i soldi delle attività illecite: sequestrati più di 500mila euro

Sono 20 le persone destinatarie di misure cautelari a Pompei, nella provincia di Napoli per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere, frode informatica e riciclaggio.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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Spaccio di droga e frodi informatiche, i cui proventi illeciti venivano poi riciclati tramite centinaia di Postepay. A Pompei, nella provincia di Napoli, i poliziotti del commissariato di Pompei e della Squadra Mobile hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 20 persone, su richiesta della Procura di Torre Annunziata, accusate a vario titolo di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, associazione a delinquere, frode informatica e riciclaggio. Nei confronti di 19 dei 20 soggetti, inoltre, è stato operato un sequestro preventivo per un totale di 553.633 euro.

Le indagini sono partite circa quattro anni fa, in piena emergenza Covid, in seguito all'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco a Pompei. L'articolata attività investigativa, avviata dagli agenti del commissariato locale, ha permesso ai poliziotti di appurare l'esistenza di una fiorente attività di spaccio tra la città e i comuni limitrofi; stando a quanto appreso dagli inquirenti, alcuni clienti avevano dei veri e propri conti aperti, dai quali gli spacciatori scalavano le cifre corrispondenti allo stupefacente acquistato. Inoltre, i poliziotti accertavano anche l'esistenza di una associazione dedita al riciclaggio di denaro proveniente da truffe informatiche messe a segno dagli indagati su tutto il territorio nazionale.

Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti hanno accertato che alcuni degli indagati erano deputati al reclutamento di "spicciatori", ovvero soggetti che intestavano a loro nome della carte Postepay Evolution, sulle quali venivano fatte confluire somme di denaro provenienti da carte prepagate; sotto la supervisione degli indagati, gli intestatari delle Postepay prelevavano il denaro poco dopo l'accredito, al fine di ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa. Agli "spicciatori" venivano pagati 50 euro ogni mille prelevati.

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